“Già prima del mio attuale incarico, quattro anni fa, quando presiedevo Assolombarda, dissi che la ripartenza del Paese passava da Roma e dal Mezzogiorno”. Così il Presidente Carlo Bonomi, in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno.
“Il 40% dei fondi del Recovery Plan è destinato proprio al Sud – ha continuato Bonomi – e quindi il problema non sono le risorse piuttosto come spenderle, considerando la debolezza dimostrata finora dalle nostre politiche di coesione, utilizzate in media per la metà. C’è una fragilità strutturale delle amministrazioni pubbliche nella progettazione e realizzazione delle opere, per le quali ci vuole troppo tempo per vederle realizzate. Il punto è come faranno i Comuni, tra i principali attuatori del PNRR e molti dei quali non hanno le strutture e le competenze necessarie, per metterle a terra. In definitiva, è una questione di riforme, a partire da quella della PA. E la vera sfida sarà sulle stazioni appaltanti”. Per Bonomi un tema decisivo è quello del debito dei Comuni perché “il Paese e anche i Comuni hanno fatto uno sforzo importante. Ed è giusto che nuove amministrazioni debbano poter mettere in campo politiche di sviluppo, ma come possono fare con un macigno sulle spalle? Inoltre, la Consulta ha negato più volte misure spalma debiti addirittura in trent’anni per Comuni in default. Secondo noi, la soluzione è sostenerli ma solo a fronte di seri e concreti piani di rientro. Altrimenti come si può chiedere soldi alla fiscalità generale? Come giustificarlo con migliaia di comuni con il bilancio in regola”?
Nel corso del colloquio è stato affrontato il tema del federalismo fiscale, con il confronto che si riaprirà terminata l’emergenza pandemia e che fa temere ulteriori danni per il Sud, in termini di diritti di cittadinanza, sanità, trasporti e scuola. “In realtà il federalismo in Italia non è stato mai applicato. Piuttosto abbiamo assistito a una sorta di delega sfiduciata, prima concedendola e poi revocandola. Oggi è sempre più difficile ragionare per confini. Quali sono, mi chiedo, quelli dell’economia digitale? Si va sempre più verso un’economia dei dati: dove sono, cosa va tassato, la produzione del dato o la capacità di elaborarli? Sfugge tutto. Temo che siamo ancorati a visioni vecchie, che non tengono conto della realtà che evolve. Ma sono certo che, di fronte a disuguaglianze molto importanti, come ce ne sono in Italia, bisogna intervenire. E penso soprattutto a quattro grandi disuguaglianze: di genere, generazionale, territoriale e di competenze”.
Sull’ipotesi dei licenziamenti soprattutto al Sud, con la fine del blocco, Bonomi ha affermato che non crede ci siano specifiche criticità al Sud, sottolineando che “nel manifatturiero non ci aspettiamo affatto una valanga di licenziamenti. Anzi, molte imprese, come ha affermato il governatore di Bankitalia, stanno tornando a investire e ci sono 130mila assunzioni in Italia. Può essere diverso per il settore dei servizi, ma in quel caso il blocco è prolungato a fine ottobre. Nel Mezzogiorno ci sono grandi eccellenze imprenditoriali, automotive, aerospazio, microchips a Catania e il packaging, un settore in questo momento è messo a rischio da alcune decisioni che si stanno prendendo in Europa nel silenzio generale di tutti. È vero, sono eccellenze a macchia di leopardo e sicuramente bisogna fare i conti con molti problemi: la legalità, che di cui avvertiamo bene la presenza anche in Brianza; i tempi biblici della giustizia; le strutture burocratiche pubbliche inadeguate e le infrastrutture da modernizzare e completare”. Tutti colli di bottiglia che, secondo Carlo Bonomi, con le riforme e le risorse del Recovery devono essere rimossi. L’obiettivo di Confindustria è proprio quello di costruire un contesto territoriale diffuso al Sud per consentire lo sviluppo manifatturiero. “Non è un caso – ha osservato il Presidente - se, quando mi sono insediato al vertice di Confindustria, abbia dato una delega specifica per l’Economia del Mare. E che questa sia diventata uno dei nostri tre progetti aggiuntivi sul PNRR. La nostra posizione nel Mediterraneo ci consente di sfruttare una grande infrastruttura naturale e ci dà una condizione di un vantaggio competitivo. E non sottovalutiamo che il Sud vanta un capitale umano di grande qualità. Si pensi alle Università di Napoli, all’Unical, al Politecnico di Bari, vere e proprie eccellenze. Il problema è che, purtroppo, i giovani che si formano in queste strutture d’eccellenza sono poi attratti da altre località italiane e dall’estero per mancanza di occasioni di lavoro adeguato”.
Infine, un passaggio sul tema Ilva, in cui il Presidente invoca la necessità di una grande alleanza pubblico-privato per fare scelte strategiche sulla politica industriale del Paese: “dire che andremo avanti a Taranto con i forni a idrogeno significa non tenere in considerazione che, nella realtà, ci vorranno troppi anni ancora. Ha ragione il Governatore Visco, è giunto il momento di definire un perimetro dell’intervento dello Stato in economia”.
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