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"SET7E GIORNI"

"SET7E GIORNI"

Newsletter di Confindustria del 31 marzo 2023

I temi della settimana

 

BONOMI AL CORRIERE DELLA SERA: SUL PNRR ERRORI A MONTE, SEGUIRE MODELLO BIDEN

“Il Pnrr è nato nel giu­gno del 2020. Noi im­ma­gi­na­va­mo un Pia­no che si con­cen­tras­se a raf­for­za­re il po­ten­zia­le di cre­sci­ta del Pae­se ma ci sia­mo tro­va­ti di fron­te a una se­rie di in­ter­ven­ti a piog­gia. Una par­te es­sen­zia­le del­l'in­te­ro pro­get­to era­no le ri­for­me, ep­pu­re non le stia­mo af­fron­tan­do. Il Pia­no era sba­glia­to in ori­gi­ne”. Così il Pre­si­den­te di Con­fin­du­stria, Car­lo Bo­no­mi, in un’in­ter­vi­sta al Cor­rie­re del­la Sera, par­lan­do di ri­for­me e di Pnrr, de­le­ga fi­sca­le e ap­pal­ti. "Sia­mo a un bi­vio. O an­dia­mo avan­ti ren­di­con­tan­do qual­sia­si cosa e spre­can­do sol­di, op­pu­re ri­nun­cia­mo ai pro­get­ti inu­ti­li con­cen­tran­do­ci su ciò che si può rea­liz­za­re e che ser­ve”. Per sal­va­re il Pnrr, ha sot­to­li­nea­to Bo­no­mi, “si può im­ma­gi­na­re un si­ste­ma come In­du­stria 5.0 con cre­di­ti d'im­po­sta, una po­li­ti­ca in­du­stria­le con la per­so­na al cen­tro, dal green, al di­gi­ta­le, al la­vo­ro, alla for­ma­zio­ne. È il mo­del­lo ap­pli­ca­to da Joe Bi­den con l'In­fla­tion Re­duc­tion Act”. Sul­la ri­for­ma de­gli ap­pal­ti “ci sono dei gros­si ri­schi. Da un lato mol­ti enti pos­so­no de­ci­de­re di as­se­gna­re i con­trat­ti solo alle gran­di im­pre­se per non espor­si a con­te­sta­zio­ni, pe­na­liz­zan­do le Pmi. Dal­l'al­tro, si apro­no le por­te alle de­ci­sio­ni di­scre­zio­na­li. Un co­di­ce fat­to così non in­ci­de sui pro­ble­mi di pro­dut­ti­vi­tà e tra­spa­ren­za”. Quan­to alla de­le­ga fi­sca­le, in­ve­ce, per Bo­no­mi “ci sono lati positivi. Propongo da anni di far pagare meno tasse alle imprese che investono. Sarebbe giusto riconoscere sgravi anche per chi patrimonializza le imprese. Invece sono contrario agli incentivi per assumere. A creare lavoro ci pensa l'imprenditore ed è il suo dovere. Il governo deve tagliare le tasse sul lavoro riducendo il cuneo fiscale”. E ha spiegato: “le spese fiscali dedicate solo alle imprese valgono 14,3 miliardi l'anno. Sono disposto a cancellarle tutte. A patto però che i risparmi siano restituiti riducendo il cuneo fiscale e non sprecati in spesa pubblica clientelare”. In­fi­ne, per Bo­no­mi, “oggi, con la pres­sio­ne che ar­ri­va da Cina e Sta­ti Uni­ti, l'in­du­stria è a ri­schio”.

  
INCENTIVI FISCALI, MARIOTTI IN AUDIZIONE: CONCENTRARE LE RISORSE A SOSTEGNO DELLA CRESCITA 

“Con­cen­tra­re le po­che ri­sor­se di­spo­ni­bi­li sul­le mi­su­re che han­no la fi­na­li­tà di so­ste­ne­re la cre­sci­ta e di orien­ta­re le scel­te eco­no­mi­co-so­cia­li, non­ché di at­trar­re in­ve­sti­men­ti in Ita­lia. La de­le­ga fi­sca­le è l'oc­ca­sio­ne per far­lo, vi­sto che tra le al­tre que­stio­ni, ri­por­ta an­che la ne­ces­si­tà di ri­ve­de­re le age­vo­la­zio­ni. Una ri­fles­sio­ne par­ti­co­la­re me­ri­ta il cre­di­to di im­po­sta, che è di­ven­ta­to uno stru­men­to di po­li­ti­ca in­du­stria­le, lo stru­men­to prin­ci­pe del­le po­li­ti­che di in­cen­ti­va­zio­ne, an­che se ci sono una se­rie di cri­ti­ci­tà su cui in­ter­ve­ni­re”. Così Fran­ce­sca Ma­riot­ti, di­ret­to­re ge­ne­ra­le di Con­fin­du­stria, in au­di­zio­ne pres­so la Com­mis­sio­ne Fi­nan­ze e Te­so­ro del Se­na­to, nel­l'am­bi­to del­l'in­da­gi­ne co­no­sci­ti­va su­gli stru­men­ti di in­cen­ti­va­zio­ne fi­sca­le, con par­ti­co­la­re ri­fe­ri­men­to ai cre­di­ti di im­po­sta. “Le im­pre­se sono pron­te, an­che per tra­mi­te del­le as­so­cia­zio­ni di ca­te­go­ria, a dare un con­tri­bu­to fat­ti­vo a que­sta gran­de ope­ra di si­ste­ma­tiz­za­zio­ne e ri­scrit­tu­ra del si­ste­ma fi­sca­le. Gli stru­men­ti fi­sca­li sono par­te in­te­gran­te del­la po­li­ti­ca eco­no­mi­ca e di svi­lup­po, in Ita­lia come nel­l'area Ocse”. Se­con­do la DG, “ser­vi­reb­be in­di­vi­dua­re e met­te­re a si­ste­ma com­pe­ten­ze tec­ni­che per sup­por­ta­re le am­mi­ni­stra­zio­ni pre­po­ste alla ge­stio­ne e al con­trol­lo dei cre­di­ti fi­sca­li, l'ap­proc­cio mul­ti­di­sci­pli­na­re deve es­se­re già pre­vi­sto in Gaz­zet­ta Uf­fi­cia­le, con una cor­ni­ce ap­pli­ca­ti­va e re­go­le ben de­fi­ni­te. Ne­ces­sa­ria, poi, la col­la­bo­ra­zio­ne tra am­mi­ni­stra­zio­ne e cit­ta­di­ni-im­pre­se". Inol­tre, sono im­por­tan­ti le va­lu­ta­zio­ni di im­pat­to pre­ven­ti­ve e suc­ces­si­ve: “un ac­cu­ra­to pia­no di va­lu­ta­zio­ni può scon­giu­ra­re in­fau­sti ri­pen­sa­men­ti suc­ces­si­vi su nor­me già va­ra­te e su in­cen­ti­vi già pie­na­men­te ope­ra­ti­vi come ad esem­pio i bo­nus edi­li­zi. Ora è in­di­spen­sa­bi­le di­se­gna­re una nuo­va stra­te­gia di me­dio-lun­go pe­rio­do che fac­cia leva sul­le ri­sor­se, in ter­mi­ni di ca­pi­ta­li e di com­pe­ten­ze, del­l'in­te­ra fi­lie­ra del­l'in­ve­sti­men­to im­mo­bi­lia­re, sta­bi­len­do mi­su­re di so­ste­gno”.
 
 
CSC RAPPORTO DI PRIMAVERA: PIL +0,4 NEL 2023, ANNO DI TRANSIZIONE, TASSI FRENANO LA CRESCITA. PUNTARE SU INVESTIMENTI E CONSUMI

“I tas­si sui pre­sti­ti del­le im­pre­se sono qua­dru­pli­ca­ti ri­spet­to a fine 2021 e il ca­ri­co ag­giun­ti­vo sui fi­nan­zia­men­ti già in es­se­re è in­tor­no ai 7 mld. Ma gli ef­fet­ti del­la stret­ta mo­ne­ta­ria del­la Bce de­vo­no an­co­ra far­si sen­ti­re, per­ché im­pie­ga­no cin­que tri­me­stri per tra­smet­ter­si al­l'e­co­no­mia rea­le. Il mo­to­re de­gli in­ve­sti­men­ti, quin­di, ap­pa­re de­sti­na­to a spe­gner­si dopo il ral­len­ta­men­to già for­te del 2022 che ha re­gi­stra­to un +9,4% con­tro il +18,6% del­l'an­no pri­ma, e con lui sem­bra in esau­ri­men­to an­che la spin­ta dei con­su­mi”. Que­sto è quan­to è emer­so dal­la pre­sen­ta­zio­ne del Rap­por­to di pre­vi­sio­ne del Cen­tro stu­di Con­fin­du­stria, “l’E­co­no­mia ita­lia­na tra rial­zo dei tas­si e in­fla­zio­ne alta”. Se­con­do il di­ret­to­re del CSC, Ales­san­dro Fon­ta­na, “per que­st'an­no la pro­spet­ti­va è una cre­sci­ta del Pil del­lo 0,4%: una di­na­mi­ca piat­ta che esau­ri­reb­be il dif­fe­ren­zia­le nel­l'e­re­di­tà ac­qui­si­ta dal +3,9% rea­liz­za­to nel 2022”. “Il 2023 sarà un anno di tran­si­zio­ne, con una cre­sci­ta mol­to mo­de­sta che ci espo­ne a ri­schi. Dob­bia­mo fare scel­te mol­to mi­ra­te”, ha detto Al­ber­to Ma­ren­ghi, Vice Pre­si­den­te di Con­fin­du­stria, commentando le pre­vi­sio­ni eco­no­mi­che del CSC. “In­ve­sti­men­ti e con­su­mi sono i due ele­men­ti più in sof­fe­ren­za. C'è an­che gran­de pre­oc­cu­pa­zio­ne per i rial­zi dei tas­si di in­te­res­se: il no­stro ti­mo­re è che sia­no ec­ces­si­vi ri­spet­to al con­te­sto eco­no­mi­co. Oc­cor­re agi­re su di­ver­si fron­ti. Ser­ve una po­li­ti­ca in­du­stria­le coe­ren­te, che non di­sper­da le ri­sor­se, una po­li­ti­ca co­rag­gio­sa che non ceda alle co­sti­tuen­cy elet­to­ra­li. L'in­du­stria ita­lia­na ha ret­to e so­ste­nu­to il pae­se, l'ex­port ha avu­to ri­sul­ta­ti straor­di­na­ri, ma da soli non ce la pos­sia­mo fare. C'è an­che la straor­di­na­ria leva del Pnrr, su cui c'è una cer­ta sot­to­va­lu­ta­zio­ne. È un tre­no che non pos­sia­mo per­de­re, non solo per le ri­sor­se che sono cru­cia­li, ma an­che per una no­stra cre­di­bi­li­tà come pae­se in Eu­ro­pa. La ric­chez­za e l'oc­cu­pa­zio­ne – ha con­clu­so Ma­ren­ghi – non si crea­no per de­cre­to, la fan­no le im­pre­se. Vo­glia­mo col­la­bo­ra­re in­sie­me per un per­cor­so di cre­sci­ta, per un 2024 che su­pe­ri le pre­vi­sio­ni. L'in­du­stria ha ret­to il pae­se e vuo­le con­ti­nua­re a far­lo”.

 

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